giovedì 25 giugno 2009

Società industriale

Da: Luciano Gallino, Dizionario di sociologia, Torino, UTET, 1993

A. Dalla metà del Novecento questa vecchia espressione viene prevalentemente impiegata per caratterizzare una SOCIETA’ entro la quale, indipendentemente dalla forma di governo, i più importanti RAPPORTI e REALAZIONI SOCIALI, la STRATIFICAZIONE SOCIALE, le principali istituzioni di POTERE e del DOMINIO, la CULTURA materiale e non materiale, sono condizionati e improntati, più che da ogni altro fattore, direttamente e indirettamente, dalla presenza e dall’attività dell’INDUSTRIA, dallo sviluppo delle AZIENDE industriali, dal LAVORO nelle fabbriche. Più di recente, si è venuto precisando che altri caratteri salienti che una società dovrebbe manifestare per poterla correttamente definire “industriale” sono: a) la maggior parte (assoluta o relativa) delle forze di lavoro sono occupate nel settore industriale o “secondario”, secondo la terminologia introdotta da Colin Clark; b) la maggior quota relativa del reddito nazionale è prodotta dall’industria; c) i processi di ACCUMULAZIONE operano prevalentemente attraverso le aziende industriali. Tuttavia, molte società occidentali, a partire dall’Inghilterra e dalla Francia, furono chiamate S. industriali assai prima ce in esse si fossero manifestati i predetti caratteri.

[...]

C. caratteri
a)la popolazione è concentrata in città medio-grandi, conseguenza di un intenso e protratto processo di URBANIZZAZIONE

b)la DIVISIONE DEL LAVORO è assai avanzata, sotto l’aspetto sia “sociale” sia “tecnico”, in relazione al continuo sviluppo di nuovi settori professionali ed alla razionalizzazione dell’organizzazione del lavoro perseguita dalle aziende industriali

c)il profilo della STRATIFICAZIONE SOCIALE in base a parametri quali il reddito, la professione, la stabilità dell’occupazione, le garanzie assistenziali e previdenziali, mostra una notevole contrazione degli strati inferiori (a reddito basso, occupazione precaria, professione manuale) e un forte aumento degli strati medi (v. CLASSE MEDIA)

d)forte sviluppo della scolarizzazione in tutte le fasce di età e in tutti gli ordini di scuola. è normale l’estensione dell’obbligo scolastico ai 15-16 anni. L’analfabetismo scende al di sotto del 5%.

e)si riducono le diseguaglianze sociali in termini di diritti civili tra le classi, tra i sessi e tra i gruppi di età;

f)lo stile di vita, l’uso del tempo libero, l’abbigliamento di strati e classi diverse tende ad una certa omogeneità, se si eccettuano gli estremi superiore e inferiore della stratificazione sociale

g)declina il modella della FAMIGLIA estesa e so estende il modello della famiglia nucleare – anche qui ad eccezione degli strati estremi

h)appare sviluppatissima, sotto ogni forma, la cultura materiale, mentre la cultura non materiale, pur con cospicue eccezioni in campo filosofico e artistico, appare dominata dal paradigma, dalla mentalità, dalla forma di razionalità propria delle scienze fisiche

i)si affermano i MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA e si diffonde la CULTURA DI MASSA

j)si sviluppano notevolmente i BISOGNI e i CONSUMI privati; crescono pure i bisogni sociali, ma la loro soddisfazione – la produzione e l’impiego di risorse per coprirli – appare sempre più arretrata

k)il CONFLITTO di classe viene incanalato entro argini istituzionali tramite l’ascesa dei sindacati, lo sviluppo della contrattazione collettiva al livello nazionale e locale, la garanzia dei contratti di lavoro da parte dello stato.
(BER ROS)

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